Una delle insegnanti del Liceo Scientifico Copernico – Luxemburg di Torino ha parlato al quotidiano La Stampa un progetto scolastico molto interessante e innovativo: l’abolizione delle valutazioni numeriche per gli studenti. Il piano proposto in via sperimentale da Ernestina Morella, professoressa di geostoria nell’istituto torinese, sarà avviato fino alla fine dell’anno in una classe. Nello specifico, sarà la 1D ad essere coinvolta nella sperimentazione.
Secondo la docente, i voti in cifre alimenterebbero l’ansia e le preoccupazioni degli studenti. Per questo la Morella ha optato per una modalità di valutazione differente e meno oppressiva. Il piano sperimentale prevede, infatti, che le valutazioni siano maggiormente “discorsive” e formative, senza la concretizzazione dei giudizi in forma numerica. Tuttavia, i voti in numero saranno registrati solo sulle singole pagelle, ma non sulle prove orali e scritte durante i mesi di scuola.
In merito a ciò, la professoressa si è espressa nell’intervista rilasciata al quotidiano:
“Noi docenti dobbiamo dare le valutazioni agli alunni, e di solito lo facciamo tramite i voti, ma si possono usare anche le parole: si chiama “valutazione formativa”, ovvero un giudizio discorsivo più ricco che fornisce spiegazioni.”
In questo modo, gli studenti non si sentirebbero così “oppressi” da una singola valutazione numerica, poiché talvolta un semplice numero potrebbe anche destare dei malcontenti personali da parte dei ragazzi a scuola. Inoltre, un alunno desideroso di migliorare la propria media scolastica, potrebbe divenire maggiormente ansioso, stressato e competitivo, con l’intento di rincorrere una valutazione più alta possibile.
A tal proposito, Ernestina Morella ha aggiunto:
“Ad esempio, un 7 corrisponde alla capacità di riconoscere, rappresentare e leggere fatti e fenomeni geo-storici nella mia materia, un 9 significa saper formulare connessioni nel tempo e nello spazio con spirito e originalità. Talvolta, uno studente piange per un 7 o si lamenta di un 9, anche in modo ingiustificato. Il problema è che le famiglie pensano che i voti siano segno della loro capacità genitoriale. Ciò dimostra che i voti non fanno altro che alimentare l’ansia degli studenti, che hanno paura di deludere le aspettative dei genitori. un atteggiamento secondo me sbagliato, considerando che tutti non partono dallo stesso livello.”
Le considerazioni della professoressa promotrice dell’iniziativa, hanno ricevuto l’ideale supporto anche da parte di alcuni colleghi. Ciò ha semplificato l’attuazione del progetto, sicuramente innovativo e con finalità costruttiva. Ciò dovrebbe far riflettere sulla percezione delle valutazioni scolastiche negli istituti.
Chi ha sostenuto il progetto di Ernestina Morella?
Il piano sperimentale è stato accolto in modo molto positivo dagli studenti, desiderosi di giudizi scolastici più discorsivi e meno rigidi. Solamente alcune famiglie dei ragazzi, e qualche altro adulto particolarmente “critico” hanno espresso opinioni contrastanti, palesando dei dubbi sull’iniziativa sperimentale della scuola coinvolta nel progetto. Tale perplessità è stata, per molti, successivamente compresa in seguito.
A tal proposito, la professoressa Morella ha comunicato:
“E’ normale che ci sia un po’ di scetticismo, penso sia una questione di abitudine. Io non vendo ricette perfette, non so se funzionerà. A fine anno valuteremo i risultati e capiremo se ha senso andare avanti.”
La stessa insegnante ha espresso di essere ispirata da un altro esperimento effettuato in un istituto scolastico a Roma, circa otto anni fa. Inoltre, la docente ha confermato di avere il supporto dal dirigente scolastico Fulvio Genero, il quale ha colto lo spirito di iniziativa di Ernestina in modo spontaneo e fiducioso.