L’intervento dell’amministrazione Trump contro Harvard si inserisce in un’ampia strategia di pressione sulle istituzioni accademiche americane. Tramite una task force federale, la Casa Bianca ha imposto condizioni politiche per mantenere i finanziamenti, richiedendo l’eliminazione dei programmi per diversità, equità e inclusione, il divieto di maschere durante le proteste, riforme nelle assunzioni basate sul merito e la riduzione del potere di docenti considerati “troppo attivisti”.
L’antisemitismo durante le proteste contro la guerra a Gaza è stato utilizzato come giustificazione. Harvard è solo l’ultima di una serie: precedentemente, Columbia ha ceduto alle richieste, mentre Pennsylvania, Brown, Princeton, Cornell e Northwestern hanno subito la sospensione dei fondi.
Reazioni e dichiarazioni di Harvard
La risposta di Harvard è stata immediata e decisa. Il presidente Alan Garber ha dichiarato che l’università non cederà alle pressioni governative:
“L’Università non rinuncerà alla sua indipendenza né ai suoi diritti costituzionali. Nessun governo dovrebbe dettare cosa le università private possano insegnare, chi possano ammettere e assumere, e quali aree di studio perseguire”.
Poche ore dopo questa presa di posizione, l’amministrazione Trump ha congelato i primi finanziamenti, mettendo a rischio quasi 9 miliardi di dollari.
Reazioni della comunità accademica e proteste
La decisione dell’amministrazione Trump ha innescato una forte mobilitazione nel campus di Harvard e tra i cittadini di Cambridge, culminata in manifestazioni di protesta durante il fine settimana. L’American Association of University Professors ha intentato una causa legale venerdì scorso, contestando formalmente i tagli ai finanziamenti.
Secondo i querelanti, il governo ha violato le procedure previste dal Titolo VI, omettendo di comunicare preventivamente i tagli sia all’università che al Congresso. La denuncia sostiene che le richieste governative non mirano a risolvere violazioni legali, ma piuttosto a imporre specifiche opinioni politiche all’ateneo, costringendolo a penalizzare discorsi sgraditi all’amministrazione.
Confronto con reazioni politiche e implicazioni sulla libertà accademica
In difesa di Harvard si è schierato Barack Obama, che ha lodato l’università per aver “dato l’esempio” resistendo a quello che ha definito “un tentativo illegittimo e maldestro di soffocare la libertà accademica”. L’ex presidente ha incoraggiato altre istituzioni a seguire l’esempio di Harvard, evidenziando l’importanza del “mutuo rispetto” nell’ambiente universitario.
Questo scontro solleva interrogativi fondamentali sul futuro dell’autonomia degli atenei americani. La normalizzazione di misure straordinarie come il congelamento dei fondi federali per imporre un’agenda politica rappresenta, secondo molti accademici, una minaccia diretta ai principi di indipendenza intellettuale su cui si fondano le università statunitensi. La Casa Bianca, dal canto suo, continua a difendere l’intervento come necessario per “rendere l’istruzione superiore di nuovo grande”.