Trump rimuove i limiti alle retate, ma le scuole si oppongono per proteggere gli studenti - Studentville

Trump rimuove i limiti alle retate, ma le scuole si oppongono per proteggere gli studenti

Trump rimuove i limiti alle retate, ma le scuole si oppongono per proteggere gli studenti

Diversi distretti scolastici sfidano l’ordine esecutivo: “Non collaboreremo”

Negli Stati Uniti, la decisione del presidente Donald Trump di eliminare le restrizioni che impedivano all’Immigration and Customs Enforcement (ICE) di condurre operazioni all’interno di scuole, ospedali e chiese sta scatenando forti reazioni da parte dei distretti scolastici. Molte amministrazioni locali, infatti, hanno dichiarato di non collaborare con le agenzie federali e di voler proteggere gli studenti da eventuali interventi dell’ICE.

La portavoce della Casa Bianca Caroline Leavitt ha difeso il provvedimento affermando che “chiunque sia presente illegalmente negli Stati Uniti è un criminale”, sottolineando che la priorità delle retate rimane la cattura di individui accusati di reati gravi, come il traffico di droga. La sua dichiarazione, però, non tiene conto del fatto che l’irregolarità dello status migratorio è un illecito amministrativo e non un reato penale.

Le scuole alzano le barriere contro l’ICE

Le scuole, tradizionalmente considerate luoghi sicuri e aperti a tutti gli studenti indipendentemente dallo status migratorio, stanno adottando misure per ostacolare l’accesso degli agenti federali ai loro edifici.

In prima linea nella resistenza ci sono i distretti scolastici di Chicago e Denver, due città che si autodefiniscono “santuari” per i migranti irregolari. Le Chicago Public Schools hanno chiarito che gli agenti dell’ICE non potranno entrare negli edifici scolastici senza un mandato penale firmato da un giudice federale; non saranno accettati mandati amministrativi o altri documenti dell’agenzia federale e non verranno condivise informazioni sugli studenti con le autorità per l’immigrazione.

Un approccio simile è stato adottato a Denver, dove il soprintendente delle scuole pubbliche, Alex Marrero, ha ordinato agli istituti di non consentire l’accesso agli agenti governativi senza un appuntamento. Se gli agenti dell’ICE si presentassero a scuola, il protocollo prevede un “lockdown” dell’istituto, con comunicazioni tra il personale e le forze dell’ordine gestite esclusivamente tramite citofono. Marrero ha specificato che, sebbene le scuole debbano tutelare gli studenti, il personale non deve ostacolare fisicamente il lavoro degli agenti federali.

Anche a New York, la governatrice Kathy Hochul e l’attorney general Letitia James hanno diffuso linee guida per le scuole, invitandole a negare l’accesso agli agenti federali che cercano di avvicinare gli studenti senza un mandato giudiziario o senza una chiara motivazione legata alla sicurezza.

La Casa Bianca minimizza: “Non ci sono operazioni in corso nelle scuole”

Nonostante l’allarme scatenato nei distretti scolastici, finora non si sono verificati casi di agenti dell’ICE entrati nelle scuole pubbliche. Un portavoce della Casa Bianca ha confermato alla NBC News che non sono ancora avvenute operazioni all’interno di scuole o chiese, spiegando che l’ordine esecutivo di Trump non è una direttiva per condurre retate nelle scuole, ma solo la revoca di una precedente limitazione.

Nel frattempo, le retate stanno continuando in diverse città, con particolare intensità a Chicago, dove le operazioni di rimpatrio stanno già colpendo molte comunità di immigrati irregolari. La tensione resta alta e il dibattito sulla protezione dei diritti degli studenti e delle famiglie migranti è destinato a proseguire.

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