Cari studenti italiani se il vostro compagno di classe è un ragazzo cinese che parla “romanaccio” o un giovane indiano con un “leggero accento francese” allora la vostra è una classe mista e multietnica.
Il numero degli stranieri nelle classi italiane è in forte crescita. Secondo il rapporto annuale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia di Eurispes e Telefono Azzurro è del 76% degli intervistati la quota degli studenti che hanno un approccio positivo con i compagni di classe stranieri e solo una minoranza, il 9,2%, quelli che dichiarano di avere sentimenti ostili. Un adolescente su dieci vuole la scuola senza compagni stranieri, soltanto per il 10,7% degli adolescenti, tra i 12 ed i 18 anni, la scuola ideale è un luogo senza stranieri, è quanto emerge dall’indagine di Telefono azzurro.
A fatica dunque, ma l’integrazione si fa strada sui banchi di scuola. Dall’indagine risulta come ancora nel meridione e nelle isole maggiori sia sporadica la presenza di classi miste, mentre sono molto più diffuse al centro italiana e soprattutto al nord-ovest del Paese. La crescente presenza di immigrati ha come naturale conseguenza la multietnicità della scuola, confermata quest’anno anche dal consistente numero di ragazzi che hanno compagni di nazionalità diversa dalla propria (46%).
Secondo Eurispes e Telefono Azzurro, la maggior parte dei giovani stranieri che vive in Italia deve convivere con le tante difficoltà generate dall’avere nome, colore della pelle, religione o tradizioni familiari differenti da quelle della maggioranza della popolazione. Deve combattere contro i pregiudizi e l’ignoranza e convivere con una cultura di origine e una circostante che, a volte, non riescono a trovare un punto di incontro. Sono, dunque, i ragazzi italiani e stranieri che sperimentano in prima persona i limiti e le carenze di una società solo demograficamente multiculturale.
Per Eurispes e Telefono Azzurro, i ritardi del Paese su questo delicato tema rischiano di diventare emergenza soprattutto tra le mura scolastiche. “Se non si sapranno valorizzare le differenze culturali, amalgamandole e facendole convivere armoniosamente, difficilmente potrà esistere una società realmente multiculturale, in cui le diversità sono una ricchezza e non causa di divisioni e dissidi”.