Università: continua la mobilitazione contro i tagli del governo - Studentville

Università: continua la mobilitazione contro i tagli del governo

Università: continua la mobilitazione contro i tagli del governo

Studenti, ricercatori e docenti in lotta per i tagli al Fondo di Finanziamento ordinario e la riforma del pre-ruolo.

Le università italiane si stanno preparando a un’importante mobilitazione. Dopo mesi di tensioni tra ministero e atenei, la notizia dei tagli ai fondi per le università statali ha innescato un’ondata di proteste. Il 25 ottobre, l’Università La Sapienza di Roma ospiterà un’assemblea nazionale convocata da diversi soggetti accademici e sindacali per protestare contro i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario (Ffo) e la riforma del pre-ruolo accademico. Ma la mobilitazione nazionale sta già coinvolgendo docenti, ricercatori e studenti di diversi atenei.

I tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario

Il provvedimento che ha acceso la miccia della mobilitazione risale a metà luglio quando è emersa la bozza della riforma del pre-ruolo accademico. Secondo le stime, i tagli al Ffo si aggirerebbero tra i 500 e gli 800 milioni di euro, con una riduzione del 2% rispetto al 2023. Questa misura ha messo in difficoltà molti atenei, in particolare quelli più piccoli e con meno risorse. Subito i rettori delle università di Firenze, Pisa e Siena hanno denunciato questa riduzione di fondi, destinata a mettere a rischio non solo il funzionamento delle loro istituzioni, ma anche la capacità di continuare a produrre ricerca di qualità.

La CGIL ha confermato che le università delle Marche vedranno ridotti i loro fondi di oltre il 3%, mentre l’Università di Udine perderà 1,5 milioni di euro e quella di Trieste oltre 3 milioni, con cali rispettivamente dell’1,8% e del 3,07%. Questi tagli minacciano la sostenibilità della didattica e della ricerca e molti rettori guardano già all’impatto che avranno nel lungo termine. Il rettore dell’Università dell’Aquila Edoardo Alesse ha dichiarato che il suo ateneo subirà una riduzione di circa 7-8 milioni su un bilancio totale di 100 milioni: “Fare lo stesso con meno diventa sempre più difficile e le cose a costo zero escono male”, ha detto, lamentando che l’università sembra non essere più una priorità per il governo.

La protesta del 25 ottobre e le rivendicazioni del mondo accademico

In risposta a questi tagli e alla riforma del pre-ruolo, diverse associazioni accademiche e sindacali hanno convocato un’assemblea nazionale alla Sapienza il 25 ottobre. L’iniziativa è sostenuta da Flc Cgil, Adi (Associazione Dottorandi Italiani), Arted (Associazione Ricercatori a Tempo Determinato) e organizzazioni studentesche come Uds, Link e Primavera. Questi gruppi si sono uniti sotto la community “Novantapercento”, un nome che riflette la drammatica situazione dei ricercatori precari: “Il 90% di chi ha fatto dottorato, assegno, ricercatori a tempo determinato, viene espulso dall’accademia”, si legge sulla pagina della community. Il loro messaggio è chiaro: il sistema accademico italiano espelle la stragrande maggioranza dei giovani ricercatori, lasciando spazio solo a una minoranza che, per continuare, deve fare sacrifici enormi.

Davide Clementi, esponente dell’Adi, ha spiegato che l’assemblea vuole essere un primo passo per creare un movimento nazionale più ampio: “Ricercatori e ricercatrici reclamano uno spazio di democrazia per discutere del loro destino, che in questi mesi è stato negato dalla ministra”. Anche i rettori, secondo Clementi, sono ormai consapevoli che, nel baratto tra finanziamenti e diritti dei ricercatori, a perdere è tutto il sistema universitario.

Le posizioni del governo e le reazioni della politica

Di fronte a queste accuse, la ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha cercato di smorzare le polemiche ribadendo che quest’anno le università italiane riceveranno oltre 9 miliardi di euro di finanziamenti, con un incremento del 21% rispetto al 2019. Tuttavia, la ministra ha anche chiarito che il Fondo di Finanziamento Ordinario non beneficia più del contributo straordinario ricevuto nel 2023 grazie al PNRR: questo ha riportato il Ffo a valori standard, che risultano comunque superiori a quelli del 2022.

Intanto, anche la politica si è mossa. Il Movimento 5 Stelle, per voce del deputato Antonio Caso, capogruppo in Commissione Cultura, ha denunciato i tagli: “Tutte le università italiane stanno denunciando dolorosi tagli al loro Fondo di finanziamento ordinario e solo in sei registrano un pareggio rispetto allo scorso anno”, ha affermato. Anche il Partito Democratico ha promesso una serie di iniziative a sostegno del mondo universitario, con un grande evento a Roma previsto per novembre, alla presenza della segretaria Elly Schlein.

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