Le iscrizioni aumentano per il terzo anno consecutivo. Le donne dominano nei settori umanistici e sanitari, mentre gli uomini restano in vantaggio nelle discipline tecnico-scientifiche, anche se ci sono segnali di cambiamento in Matematica e Scienze Naturali.
L’università italiana si conferma una delle scelte più quotate dai giovani diplomati. Secondo i dati preliminari diffusi dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per l’anno accademico 2024/2025, le nuove immatricolazioni hanno raggiunto quota 307.924, registrando un incremento dell’1% rispetto al 2023/2024 e addirittura del 4% rispetto al 2022/2023.
Le facoltà più gettonate? Al primo posto si colloca l’area di Economia, che registra 44.251 nuove iscrizioni, seguita dal settore Medico-Sanitario e Farmaceutico, con 40.309 immatricolazioni, e dall’area di Ingegneria industriale e dell’informazione, scelta da 38.934 studenti. Al quarto e quinto posto troviamo rispettivamente Scienze (33.155 immatricolati) e l’ambito Politico-Sociale e della Comunicazione (26.295).
Parallelamente all’aumento complessivo degli iscritti, emerge una tendenza interessante: le matricole al femminile crescono più rapidamente rispetto a quelle maschili, confermando il trend che vede l’università sempre più “dominata” dalle donne.
Donne protagoniste, ma le STEM restano maschili
Le studentesse universitarie rappresentano ormai il 57% delle matricole totali, una quota in continua crescita. Nel 2024/2025 sono state 176.277 le ragazze a iscriversi per la prima volta, con un aumento del 2,2% rispetto all’anno precedente e del 5,8% negli ultimi due anni; le immatricolazioni maschili, invece, si attestano a 131.647, segnando una lieve flessione dello 0,6% rispetto al 2023/2024.
Nonostante la predominanza femminile, permangono forti differenze di genere nella scelta dei percorsi di studio. Le donne continuano a dominare nei settori umanistici e sanitari: ad esempio, nel settore Medico-Sanitario e Farmaceutico, il 72% delle immatricolate sono donne (29.000 su 40.000), mentre nelle discipline Linguistiche il divario è ancora più netto, con 11.500 studentesse contro appena 2.500 studenti.
Gli uomini conservano il predominio nelle discipline STEM. Nell’area di Ingegneria industriale e dell’informazione i maschi superano di gran lunga le femmine: 29.000 contro 10.000, e il divario si allarga ulteriormente nell’ambito Informatica e Tecnologie ICT, dove gli uomini rappresentano quasi sei volte le donne (7.500 contro 1.300).
Si intravedono segnali di cambiamento nel settore di Matematica e Scienze Naturali, dove le donne hanno superato gli uomini con 19.648 immatricolazioni contro 13.507. Anche nell’area delle Scienze Motorie, storicamente dominata dagli uomini, si registra una progressiva crescita della componente femminile: 2.336 ragazze contro 6.982 ragazzi.
Le sfide del sistema universitario e del mercato del lavoro
Il crescente numero di immatricolazioni riflette le dinamiche del sistema scolastico italiano, dove i percorsi liceali negli ultimi 15 anni hanno visto crescere progressivamente il numero di iscritti, portando i diplomati a scegliere quasi automaticamente un percorso universitario. Tuttavia, il mercato del lavoro segnala un problema di mismatch: “Oggi il mondo del lavoro fa fatica a trovare sia super tecnici – quelli provenienti dagli ITS – sia laureati in discipline STEM. E in entrambi i settori chi raggiunge questi titoli è inferiore rispetto alla richiesta”, spiega Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, il portale che ha effettuato l’analisi del report del MUR.
Grassucci evidenzia inoltre come l’alternativa rappresentata dall’Istruzione Tecnologica Superiore (ITS) stia iniziando a crescere solo di recente, grazie agli investimenti del PNRR e alle riforme volute dal Ministro Valditara. Per riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta nel mercato del lavoro, però, occorre promuovere maggiormente le discipline tecnico-scientifiche, anche tra le ragazze, e aumentare la consapevolezza sull’importanza di queste professioni.
La crescita delle immatricolazioni, soprattutto al femminile, è un segnale positivo per il sistema universitario italiano, ma le sfide da affrontare sono ancora numerose, sia in termini di parità di genere nelle STEM che di risposte alle esigenze del mercato del lavoro.