Un ingente aumento di “paga” per Stefano Bronzini, rettore dell’ateneo barese “Aldo Moro”
Quella del rettore universitario è sicuramente una delle mansioni con maggiori responsabilità e competenze, soprattutto dal punto di vista della gestione dei complessi sistemi accademici e dell’intero personale docente. Inoltre, lo Stato italiano permette agli stessi direttori universitari di “aumentarsi” lo stipendio, proprio secondo il Dpcm numero 143 del 23 agosto 2022, promosso da Mario Draghi.
Ebbene, è proprio quello che è successo all’Università di Bari “Aldo Moro”: il rettore dell’ateneo, Stefano Bronzini, ha comunicato la sua volontà di aumentare il proprio stipendio del 128%. Quindi, facendo due conti il rettore Bronzini passerà dagli odierni 71.000 euro lordi l’anno a 160.000 euro, secondo questa prospettiva di incremento del 128%. Inoltre, sarà previsto anche un effetto retroattivo per gli anni precedenti, ossia il 2022 e il 2023.
Il rettore dell’università barese ha giustificato questa suo desiderio dicendo:
“Tutti dovrebbero tutelarsi con un’assicurazione che sia in grado di coprire i costi delle responsabilità”.
Sembrerebbe che in vista di questa decisione, il Cda dell’ateneo sia d’accordo sull’aumento della retribuzione del direttore, ma occorre attendere il provvedimento ufficiale e finale del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Le critiche da parte dei sindacati
Sebbene l’Università di Bari sia d’accordo con l’eventuale aumento della paga del rettore, c’è una “fazione” decisamente critica nei confronti degli “ingenti incrementi” delle retribuzioni dei dirigenti scolastici, ossia i sindacati. Infatti, essi hanno mosso numerose polemiche per la scelta del direttore barese, ma già in passato hanno contestato altri dirigenti accademici.
Prima di Bronzini, Francesco Cupertino, rettore del Politecnico di Bari, aveva richiesto se potesse incrementare il proprio stipendio del 400%. In questo modo sarebbe passato dai 36.000 euro a 121.000 euro lordi l’anno, in base alle successive decisioni da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze. In questa occasione, la Cgil della regione Puglia, insieme alla Federazione Lavoratori, disapprovarono la scelta del dirigente contestando:
” Ciò è totalmente fuori da ogni contesto sociale, politico ed economico di quel che vive il Paese, soprattutto considerando la presenza nelle università italiane di sacche di precariato e inquadramenti contrattuali molto poveri”.
Altre occasioni in cui i rettori hanno voluto aumentare il proprio stipendio
Oltre ai casi dei dirigenti accademici Stefano Bronzini e Francesco Cupertino, in precedenza ha chiesto un ulteriore aumento della propria retribuzione anche il direttore dell’Università di Lecce, ossia Fabio Pollice. Il rettore voleva incrementare il personale stipendio passando da 25.200 euro l’anno a 121.000 euro lordi. In questo caso, il Senato Accademico dell’ateneo espresse dei pareri negativi in merito a quella decisione, perciò Pollice dovette in seguito rinunciare alla crescita della propria paga.