Dodici sono le persone indagate dalla procura di Genova per un’inchiesta sui concorsi truccati al dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Genova. Tra questi, 7 docenti sono stati perquisiti dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria.
Si tratta di Lara Trucco, Pasquale Costanzo, Riccardo Ferrante, Daniele Granara, nell’ordine prorettrice agli Affari Generali e Legali e professoressa ordinaria di Diritto costituzionale, professore emerito di Diritto costituzionale, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza e professore ordinario di Storia del diritto medievale e moderno, avvocato e professore associato di Diritto costituzionale. Ed ancora, di Patrizia Magarò, professore associato di Diritto pubblico comparato, Patrizia Vipiana, docente ordinario di Istituzioni di diritto pubblico, Vincenzo Sciarabba, professore associato di Diritto costituzionale.
Concorsi truccati a giurisprudenza, le accuse
Le accuse sono: turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e turbata libertà degli incanti. Ed ancora, traffico di influenze illecite e rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio in relazione allo svolgimento di selezioni pubbliche per l’assegnazione di docenze e di assegni di ricerca. Il tutto presso il Dipartimento di Giurisprudenza. Al centro delle indagini ci sono le modalità selezione di un assegno di ricerca in Diritto tributario. Nonché una per il Diritto costituzionale, un assegno di ricerca in Istituzioni di diritto pubblico, un assegno di ricerca in Diritto costituzionale, un posto da ricercatore a tempo indeterminato in Diritto costituzionale e un posto da professore associato in Diritto costituzionale. Ma come si sono svolti i fatti?
Concorsi truccati a giurisprudenza, i fatti
Lara Trucco è accusata, insieme a Vincenzo Sciarabba e ad Alberto Marcheselli – di aver truccato la selezione per un assegno di ricerca al fine di attribuirlo a Luca Costanzo, figlio del professore emerito Pasquale Costanzo (professore, tra l’altro, della stessa Trucco). Il tutto, scavalcando di fatto molti altri aspiranti ben più titolati. La stessa avrebbe anche scritto un bando di assegnazione “su misura” per agevolare l’uomo.
Appurato ciò, sono scattate le indagini capitanate dal sostituto procuratore Francesco Cardona Albini nell’ambito delle quali i militari hanno eseguito decreti di esibizione atti e documenti e acquisizioni informatiche negli uffici e nel centro di elaborazione dati dell’Ateneo.
Così si è espresso in merito il rettore Federico Delfino, che ha dichiarato:
“Prendo atto dei decreti e degli ordini di esibizione atti emessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova e desidero, innanzitutto, sottolineare che la giustizia va rispettata e deve fare il suo corso. Se saranno accertate mancanze o responsabilità, l’Università di Genova adotterà i provvedimenti conseguenti”.