Riforma facoltà di Medicina: "pura demagogia" secondo i sindacati

Riforma facoltà di Medicina: "pura demagogia" secondo i sindacati

Riforma facoltà di Medicina:

La facoltà di medicina si prepara a una svolta storica con la riforma del test d’ingresso annunciata dalla ministra dell’Università Anna Maria Bernini. Il recente decreto legislativo, composto da 11 articoli e approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 28 marzo, ridisegna completamente le modalità di accesso ai corsi di medicina, odontoiatria, protesi dentaria e veterinaria.

Contrariamente alle prime dichiarazioni, la misura non abolisce il numero chiuso, ma lo posticipa attraverso l’introduzione di un semestre filtro che funzionerà come primo accesso per tutti gli aspiranti medici, rimandando di sei mesi il momento della selezione definitiva.

Dettagli della nuova riforma

La riforma introduce cambiamenti significativi nell’accesso ai corsi di medicina, odontoiatria e veterinaria. Il tradizionale test d’ingresso viene sostituito da un semestre filtro aperto a tutti gli aspiranti studenti. Questo periodo iniziale non prevede obbligo di frequenza e potrà essere ripetuto fino a tre volte.

Gli studenti seguiranno tre corsi comuni all’area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria per prepararsi all’esame di sbarramento che avverrà dopo i primi sei mesi. Solo chi riuscirà a posizionarsi adeguatamente nella graduatoria nazionale potrà proseguire con il secondo semestre.

Questa soluzione è stata pensata per affrontare il problema delle risorse limitate delle facoltà, che non possono accogliere fisicamente oltre 70mila aspiranti ogni anno. Chi non supererà la selezione potrà comunque conservare i 18 crediti formativi ottenuti per trasferirsi in altre facoltà affini.

Impatti e criticità segnalate

La riforma ha sollevato numerose preoccupazioni tra associazioni di categoria e sindacati come Anaao Assomed. Secondo gli esperti, il nuovo sistema aumenterà stress e costi per gli studenti, introducendo maggiori disuguaglianze invece di portare benefici.

Il segretario Pierino Di Silverio ha definito il provvedimento “pura demagogia” e “un progetto senza visione”. Preoccupano particolarmente i metodi di valutazione dell’esame finale, con il rischio di soggettività nei giudizi dei professori, e il prospettato aumento di iscritti che potrebbe portare, dal 2032, a circa 60mila medici in esubero rispetto al fabbisogno nazionale.

Procedura di attuazione e tempistiche

Il decreto legislativo dovrà affrontare l’esame della Conferenza Stato-Regioni e delle commissioni parlamentari competenti, che avranno trenta giorni per esprimere un parere. Successivamente tornerà a Palazzo Chigi per l’approvazione definitiva, aprendo i 60 giorni previsti per i decreti ministeriali.

Restano incertezze sui corsi del semestre filtro e sull’esame finale: se programmato entro dicembre, il semestre durerebbe solo 3-4 mesi, creando ulteriori dubbi organizzativi.

Prospettive future e impatti sul sistema sanitario

La riforma, secondo le dichiarazioni della ministra Bernini, porterebbe a oltre 30mila ingressi aggiuntivi nelle facoltà di medicina nei prossimi sei anni. Questo incremento, tuttavia, non sembra destinato a risolvere la carenza di personale negli ospedali italiani.

Le associazioni di categoria, come Anaao Assomed, prevedono invece che dal 2032 si potrebbe verificare un preoccupante surplus di circa 60mila medici rispetto al reale fabbisogno del Sistema sanitario nazionale. Tale scenario rischia di generare un’emergenza occupazionale inversa rispetto a quella attuale, con laureati costretti ad accettare condizioni lavorative svantaggiose.

I sindacati temono che questo possa favorire il “discount” delle prestazioni mediche, specialmente nella sanità privata, dove i neo-medici potrebbero essere assunti con contratti al ribasso. Pierino Di Silverio, segretario di Anaao, ha definito la riforma “un progetto senza visione e senza prospettiva” e “un disegno per distruggere le competenze di una professione già in crisi”, evidenziando come l’attenzione alla quantità piuttosto che alla qualità della formazione medica possa compromettere ulteriormente un settore già sotto significativa pressione.

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