Il 19 dicembre è stato un giorno epocale per l’istruzione superiore in Italia: la ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha finalmente firmato la tanto attesa riforma delle classi di laurea. Due decreti, il Decreto Ministeriale n. 1648 del 19-12-2023 e il Decreto Ministeriale n. 1649 del 19-12-2023, che mirano a superare il vecchio sistema ‘creditocentrico’ aprendo le porte a percorsi di studio su misura e a maggiore interdisciplinarità tra i corsi universitari.
Quali sono i pilastri della riforma
La riforma, inserita all’interno del Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR), propone una rimodulazione radicale delle classi di laurea in Italia cambiandone l’assetto. Questo nuovo quadro normativo segue la proposta del Consiglio universitario nazionale (CUN) e consentirà alle università di mettere a punto degli innovativi percorsi di studio.
- Percorsi di studio personalizzati
Il cuore della riforma prevede l’introduzione di percorsi di studio su misura per gli studenti. L’approccio precedente, basato su ambiti disciplinari rigidi e crediti formativi vincolanti, cede quindi il passo a un nuovo quadro normativo che offre agli studenti la possibilità di personalizzare il proprio percorso di studio per avere maggiore flessibilità e possibilità di adattarlo alle esigenze individuali di ciascun studente. Tuttavia, bisogna mantenere una coerenza di fondo nei percorsi personalizzati. - Maggiore Interdisciplinarità
La riforma promuove una maggiore interdisciplinarità tra i diversi corsi di laurea. Le tradizionali ‘recinzioni’ tra gli ambiti formativi vengono abbattute per permettere agli studenti di spaziare tra diversi settori disciplinari. Lo scopo è quello di superare la visione ‘creditocentrica’ che ha caratterizzato il sistema universitario italiano fino ad ora. - Novità negli esami e nelle valutazioni
Il Decreto Ministeriale delinea chiaramente i cambiamenti nei criteri di esami e valutazioni. In ogni corso di laurea triennale, il numero massimo di esami o valutazioni finali di profitto non può superare i 20, esclusi i corsi regolati dalle normative dell’Unione Europea. Per i corsi di laurea magistrale, questo limite è fissato a 12. La riforma permette anche esami integrati per più insegnamenti o moduli coordinati, con una valutazione collegiale complessiva che segue le modalità previste nei regolamenti didattici di ateneo. Per i corsi di laurea magistrale a ciclo unico, della durata normale di 5 o 6 anni, il numero massimo di esami è fissato rispettivamente a 30 e 36. Le università inoltre hanno la facoltà di riconoscere conoscenze e abilità professionali certificate individualmente dagli studenti, nonché altre certificazioni ottenute in attività formative di livello post-secondario in cui l’università ha contribuito. - Inserimento di attività formative extra regolamento
Una delle novità più interessanti della riforma è l’inserimento nel piano di studi di attività formative “diverse da quelle previste dal regolamento didattico, purché in coerenza con l’ordinamento del corso di studi dell’anno accademico di immatricolazione.” Questo apre la strada a un’ampia varietà di esperienze formative, arricchendo ulteriormente il percorso di studio degli studenti.
Scadenze e impatto sulle università
La riforma entrerà in vigore a partire dall’anno accademico 2025/2026. Questo dà agli atenei un anno di tempo per adattarsi e implementare le nuove direttive del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR). L’adeguamento riguarda tutte le università statali, non statali e telematiche.
La riforma delle classi di laurea rappresenta un passo cruciale verso una visione più moderna, flessibile e interdisciplinare dell’istruzione superiore in Italia. Con la possibilità di percorsi personalizzati e una maggiore libertà accademica, gli studenti saranno al centro di un’esperienza di apprendimento più adatta alle sfide del futuro.