Nel giorno del primo scorrimento della graduatoria, il dibattito sui test d’ingresso e sulle modalità di accesso alla facoltà di Medicina torna ad accendersi.
Le polemiche riguardanti i test d’ingresso per la facoltà di Medicina si sono intensificate dopo la pubblicazione della graduatoria nazionale del 2024. La controversia ruota intorno a un anomalo aumento dei punteggi massimi, concentrati solo in particolari aree del Paese, e mette in discussione la validità dell’attuale sistema di selezione. Mentre si discute su possibili irregolarità nel processo di ammissione, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, attacca il sistema a numero chiuso, aprendo scenari di cambiamento radicale che potrebbero influire sul futuro del sistema sanitario nazionale.
Test d’ingresso sotto accusa
Le polemiche sui test di Medicina hanno raggiunto il culmine con l’uscita della graduatoria del 2024. Quest’anno, il punteggio minimo di accesso ha toccato livelli record, arrivando a 78,6 su 90, un valore decisamente più alto rispetto agli anni precedenti. A destare sospetti è stato anche l’insolito aumento dei punteggi massimi: circa 1.500 candidati, nelle due sessioni previste per il test, hanno ottenuto 90/90 concentrati soprattutto in città come Napoli, Palermo e Padova.
Il Comitato per il diritto allo studio di Medicina ha sollevato preoccupazioni sul fatto che alcuni candidati potrebbero aver approfittato di lacune nel sistema, come la possibilità di accedere a informazioni dai database pubblici durante il test. Questa situazione ha generato richieste di chiarimenti e controlli, con diverse città finite sotto la lente di ingrandimento per verificare eventuali irregolarità.
L’intervento di De Luca: abolire il numero chiuso
In parallelo alla bufera sui punteggi, il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha espresso forti critiche verso l’attuale sistema di selezione per l’accesso alla facoltà di Medicina. Secondo De Luca, il numero chiuso rappresenta una barriera iniqua e, addirittura, potenzialmente anticostituzionale. “Proseguiremo in questa nostra battaglia di civiltà contro il numero chiuso per accedere alla facoltà di Medicina”, sottolineando poi come la Regione Campania abbia già presentato un disegno di legge per abolire il test d’ingresso al Parlamento e al governo. Qualora il governo non dovesse intervenire, De Luca ha annunciato la possibilità di presentare un ricorso alla Corte costituzionale, sostenendo che l’attuale sistema sta privando migliaia di studenti del diritto allo studio.
Il primo scorrimento della graduatoria di Medicina 2024
Nonostante le polemiche, la procedura di ammissione prosegue e oggi è atteso il primo scorrimento della graduatoria per il test di Medicina 2024. Gli scorrimenti sono aggiornamenti periodici della lista dei candidati idonei in base alle immatricolazioni o alle rinunce di coloro che li precedono in graduatoria. Questo primo scorrimento potrebbe essere particolarmente rilevante, soprattutto grazie all’inclusione dei posti riservati agli “ex quartini”, un elemento che potrebbe aumentare significativamente il numero di candidati che riusciranno a immatricolarsi.
Gli studenti “assegnati” hanno quattro giorni di tempo per completare l’immatricolazione; i “prenotati” possono scegliere se immatricolarsi subito o aspettare i prossimi scorrimenti; chi si trova “in attesa” o “fine posti” dovrà confermare l’interesse a rimanere in graduatoria per partecipare ai successivi aggiornamenti.
Il futuro del sistema di ammissione a Medicina
Il dibattito sul numero chiuso solleva grandi interrogativi per i futuri medici italiani. Da una parte, c’è chi sostiene che il test d’ingresso sia un filtro necessario per mantenere elevati gli standard di qualità nell’insegnamento e nella pratica medica; dall’altra, vi è una crescente preoccupazione per la carenza di medici e la difficoltà di accesso alla formazione universitaria, in un momento in cui il sistema sanitario nazionale necessita di un ricambio generazionale.
La situazione attuale quindi richiede una riforma strutturale che garantisca l’accesso a medicina a un numero sufficiente di studenti, ma senza compromettere la qualità dell’istruzione e il diritto allo studio.