L’Università per Stranieri di Siena ha preso una decisione significativa: l’annullamento dei tirocini in collaborazione con la Marina Militare. Il Senato Accademico dell’ateneo toscano ha votato all’unanimità di non rinnovare la convenzione legata al progetto Mare Aperto, una scelta che ha immediatamente scatenato un acceso dibattito nel panorama accademico e politico italiano.
La decisione, destinata a entrare in vigore da maggio 2025, riflette una precisa presa di posizione dell’università rispetto all’attuale contesto sociopolitico.
Il Contesto e le motivazioni della decisione
La decisione dell’Università per Stranieri di Siena si basa principalmente sul radicale cambiamento del clima politico e civile recentemente osservato. Secondo la nota ufficiale dell’ateneo, l’elemento più preoccupante è stata la crescente presenza di una retorica nazionalista e militarista, considerata senza precedenti nella storia dell’Italia costituzionale.
Il Senato Accademico ha espresso particolare preoccupazione per due aspetti fondamentali:
- La progressiva militarizzazione degli ambienti scolastici e universitari
- L’orientamento della NATO che sembra allontanarsi dai principi di pace e giustizia tra le nazioni
Il progetto Mare Aperto: dettagli dell’esercitazione navale
L’esercitazione Mare Aperto rappresenta l’attività addestrativa più importante della Squadra Navale italiana, coinvolgendo un totale di 9.500 militari provenienti da 22 nazioni diverse, di cui 11 sono membri NATO.
Il programma di tirocinio, parte integrante di questa importante iniziativa militare, offriva agli studenti un’esperienza formativa diretta nel contesto delle operazioni navali internazionali. Questa collaborazione si inseriva in un più ampio quadro di relazioni sistematiche tra il mondo universitario e il settore militare, fenomeno sempre più diffuso negli atenei italiani.
Il dibattito politico e le reazioni ufficiali
La decisione dell’Università per Stranieri di Siena ha provocato immediate reazioni nel mondo politico, in particolare dalla Lega. La senatrice Stefania Pucciarelli e il deputato Eugenio Zoffili hanno espresso forte disapprovazione, definendo “inaccettabile” la scelta di non rinnovare la convenzione con la Marina Militare preferendo invece accordi con le ONG.
La loro critica si è concentrata particolarmente sulla figura del rettore Tomaso Montanari, evidenziando una profonda spaccatura ideologica sulla questione. Il dibattito ha messo in luce visioni contrastanti sul ruolo delle istituzioni militari nell’ambiente accademico, riflettendo più ampie divergenze politiche sulla direzione dell’istruzione superiore italiana.
Reazioni e proposte della comunità accademica e studentesca
La comunità studentesca ha accolto positivamente la decisione, sottolineando l’importanza di promuovere un’università orientata alla pace. Giorgia Miolano, senatrice accademica, ha evidenziato il contrasto tra i tagli all’istruzione e l’aumento dei finanziamenti al settore bellico, proponendo alternative concrete come tirocini presso organizzazioni umanitarie.
Il rettore Montanari ha confermato l’esistenza di accordi consolidati con Emergency e la recente collaborazione con Medici Senza Frontiere, proposta dalla professoressa Di Toro.
Anche Anpi, Arci e Cgil Siena hanno espresso sostegno alla decisione, difendendo il ruolo dell’università come luogo di elaborazione del pensiero critico e sottolineando l’importanza di preservare i valori democratici e antifascisti nell’ambito accademico.
Implicazioni future e nuovo equilibrio tra università e settore militare
La decisione di UniStrasi si inserisce in un più ampio dibattito nazionale sul rapporto tra mondo accademico e settore militare. L’esempio dell’Università di Pisa, che ha eliminato ogni collaborazione con l’industria degli armamenti, evidenzia una tendenza crescente verso un ripensamento di queste relazioni.
Significativa anche l’introduzione nel codice etico di UniStrasi del 2024 dell’esclusione di finanziamenti militari, stabilendo che nessuna ricerca o posto di insegnamento possa essere sostenuto da imprese legate alla produzione di armi. Questa evoluzione suggerisce un orientamento delle istituzioni accademiche verso una formazione focalizzata su valori di pace e cooperazione internazionale, privilegiando partnership con organizzazioni umanitarie e di sviluppo sociale.