Ecco i nuovi standard per la didattica a distanza, tra esami in presenza e almeno il 20% di attività live con l’obiettivo di garantire qualità ed equità nell’offerta formativa per tutti gli studenti.
Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha ufficialmente firmato il decreto che introduce le nuove regole per la didattica a distanza, sia nelle università telematiche sia in quelle tradizionali. Il compromesso è stato raggiunto dopo mesi di dibattiti e incontri tra le parti interessate, tra cui la CRUI, il CUN, l’ANVUR, il CNSU e l’Associazione United. L’obiettivo primario è garantire una formazione uniforme, indipendentemente dalla modalità di erogazione dei corsi, come ha spiegato la stessa ministra: “il nostro obiettivo è assicurare che tutti gli studenti abbiano la stessa formazione, a prescindere dalle modalità di erogazione dei corsi”.
Più docenti strutturati per garantire qualità
Uno dei punti chiave del decreto riguarda il raddoppio del numero di docenti strutturati richiesti per attivare corsi online. Le tabelle allegate al decreto stabiliscono che, ad esempio, per una laurea triennale in ambito scientifico sarà necessario un professore ogni 150 studenti, mentre per le aree umanistiche il rapporto sarà di uno ogni 200. Questi parametri si applicheranno immediatamente ai nuovi corsi previsti per l’anno accademico 2025/2026, mentre quelli già attivi avranno tempo fino al 2025 per adeguarsi.
Inoltre, il decreto introduce diverse modalità di erogazione dei corsi, dalla modalità convenzionale (con una componente online non superiore a un terzo del totale) a quella integralmente a distanza; un ulteriore decreto definirà l’elenco delle classi di laurea che potranno essere erogate attraverso ciascuna di queste modalità.
Esami principalmente in presenza e didattica live obbligatoria
Un altro cambiamento significativo riguarda gli esami, che torneranno ad essere, di regola, in presenza. Le deroghe saranno possibili solo in caso di emergenze temporanee o per studenti con disabilità accertate. In futuro, nuove tecnologie potrebbero consentire ulteriori modifiche, ma per ora il focus resta su una valutazione che mantenga elevati standard di qualità e affidabilità.
Il decreto prevede inoltre che almeno il 20% delle attività didattiche – incluse lezioni, esercitazioni e incontri con tutor – siano erogate in modalità sincrona, ovvero live. Questo requisito punta a favorire un’interazione diretta tra studenti e docenti, ritenuta essenziale per garantire un apprendimento efficace.
Misure contro le università non conformi
La ministra Bernini ha sottolineato l’importanza di garantire una formazione di qualità per tutti gli studenti, adottando una linea dura contro le cosiddette “finte università”. Durante la pandemia, le università telematiche hanno registrato un aumento esponenziale di iscrizioni, rispondendo a una crescente domanda di flessibilità nella formazione. Tuttavia, questo sviluppo ha portato anche a casi di enti non conformi alle regole. “Abbiamo attuato una ‘stretta’ contro le finte università, che operavano fuori dalla legge, presentando esposti alle Procure e scrivendo regole comuni per equiparare l’offerta formativa. Nessun privilegio, nessuno sconto” ha dichiarato Bernini.
Un futuro equo per la formazione universitaria
Il nuovo decreto segna un passo importante verso l’equiparazione qualitativa tra università telematiche e tradizionali. Con un focus su docenti qualificati, standard didattici elevati e controlli più rigorosi, l’intento è formare professionisti altamente competenti e pronti ad affrontare le sfide del domani.
Allo stesso tempo, grazie a queste misure, le università telematiche avranno un ruolo sempre più rilevante nel panorama accademico italiano, rispondendo alle esigenze di studenti e famiglie senza mai scendere a compromessi sulla qualità della formazione offerta.