Il testo di mediazione per migliorare la qualità e l’equilibrio tra atenei telematici e tradizionali ha riscosso non poche polemiche. Ora la decisione finale spetta alla ministra Bernini.
Il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) ha presentato una proposta che mira a regolare e migliorare la qualità dell’istruzione nelle undici università telematiche italiane. Il testo, nato da una serie di incontri tra vari rappresentanti accademici, si articola in cinque punti principali e vuole offrire delle linee guida per colmare le lacune e affrontare le criticità emerse nelle università telematiche, confrontandole con gli standard delle università tradizionali.
Il rapporto tra docenti e studenti
Uno dei punti più dibattuti del testo riguarda il rapporto tra docenti e studenti. Attualmente, nelle università telematiche questo rapporto è di 1 docente ogni 385 studenti, mentre nelle università tradizionali è di 1 a 28; il ministero ha proposto di ridurre il rapporto a 1 a 56 nelle telematiche: sarebbe un cambiamento drastico, che richiederebbe l’assunzione di nuovi docenti, specialmente per le realtà più grandi come Unipegaso e Unicusano.
La certificazione degli esami online
Per garantire una maggiore equità e trasparenza, il ministero suggerisce di affidare la certificazione degli esami online all’agenzia pubblica ANVUR attraverso un test nazionale (TECO) che potrebbe essere somministrato agli studenti all’inizio o alla fine del corso, offrendo una valutazione esterna e standardizzata delle competenze acquisite.
L’introduzione di corsi in presenza e l’offerta a distanza
La proposta include anche la possibilità che le università telematiche introducano alcuni corsi in presenza; on parallelo, le università tradizionali potranno aumentare la loro offerta di corsi a distanza senza limiti. Questa flessibilità mira a migliorare l’integrazione tra i due sistemi di istruzione, consentendo agli studenti di beneficiare di una maggiore varietà di modalità didattiche.
Le lezioni sincrone
Il ministero richiede che le università telematiche offrano lezioni sincrone, cioè in diretta, e non solo in streaming successivo, un cambiamento che favorirebbe l’interazione diretta tra studenti e docenti, migliorando l’esperienza di apprendimento e la qualità dell’insegnamento.
L’aggiornamento continuo dei contenuti
Infine, il ministero sottolinea l’importanza dell’aggiornamento continuo dei contenuti didattici. Questa esigenza sarà inclusa nella programmazione triennale universitaria in corso di scrittura e definita da un decreto specifico della Ministra Bernini.
Le reazioni alla proposta
Queste linee guida hanno suscitato diverse reazioni. Paolo Miccoli, rappresentante di sette atenei telematici, ha sottolineato la necessità di trovare una soluzione che contempli le particolarità delle università telematiche, senza snaturarne l’essenza: “Una soluzione è necessaria, la guerra in corso sul tema fa male a tutte e due le parti. Le lezioni in presenza per le università telematiche, che sono nella loro essenza un’altra cosa rispetto a un ateneo di tradizione, non sarà possibile realizzarle, per esempio, per Medicina. La particolarità di questo mondo e delle sue modalità di erogazione del sapere va considerata”. Il sindaco di Terni e proprietario di Unicusano, Stefano Bandecchi, invece ha espresso una forte opposizione su tutti i punti presentati, ritenendo che il compromesso proposto sia insufficiente.
La decisione finale spetta ora alla Ministra Anna Maria Bernini, che valuterà le proposte presentate e deciderà quali politiche adottare per migliorare l’integrazione e la qualità dell’istruzione universitaria in Italia.