Di fronte alla difficile situazione americana, numerose università europee hanno iniziato a mobilitarsi creando un vero e proprio “asilo scientifico” per i ricercatori statunitensi. La Vrije Universiteit Brussel (Vub) è stata tra le prime a rispondere all’emergenza, aprendo 12 posizioni post-dottorato dedicate specificamente a studiosi internazionali, con un’attenzione particolare verso quelli americani.
Questa iniziativa si inserisce in un movimento più ampio che sta coinvolgendo diverse istituzioni europee, impegnate in campagne di reclutamento mirate a salvaguardare il talento scientifico minacciato. Le università del vecchio continente offrono così un’alternativa concreta per i ricercatori statunitensi, garantendo continuità a progetti di ricerca che altrimenti rischierebbero di essere abbandonati. Questo flusso di cervelli rappresenta non solo una risposta solidale alla crisi americana, ma anche un’opportunità strategica per rafforzare la ricerca scientifica europea nei settori più penalizzati dai tagli.
L’iniziativa francese: safe place for science
L’Università Aix-Marseille guida l’iniziativa con il programma ‘Safe place for science’, offrendo fondi per ricercatori d’oltreoceano. In due settimane, ha ricevuto oltre cento candidature da studiosi di NASA, Yale e Stanford.
“Speravamo di non doverlo fare”, dichiara Éric Berton, “ma offriamo asilo scientifico a chi è ostacolato”.
Anche l’Istituto Pasteur cerca esperti americani in malattie infettive, definendola “un’opportunità triste, ma pur sempre un’opportunità”.
Interesse dei Paesi Bassi e prospettive per l’Europa
Anche i Paesi Bassi hanno manifestato un forte interesse nell’attrarre talenti internazionali, annunciando l’apertura di un fondo specifico per il reclutamento di ricercatori stranieri. Sebbene l’iniziativa non sia esclusivamente orientata agli accademici americani, il ministro olandese dell’Istruzione Eppo Bruins ha fatto chiaro riferimento alla situazione oltreoceano: “Il clima geopolitico sta cambiando, aumentando la mobilità internazionale degli scienziati. Diversi Paesi europei stanno rispondendo con sforzi mirati ad attrarre talento, e vogliamo che i Paesi Bassi rimangano all’avanguardia in questa competizione”.
Questa potenziale migrazione di cervelli rappresenta un’opportunità significativa per l’Europa. Con numerose università americane già presenti sul territorio dell’Unione e l’emergere di progetti di ricerca innovativi nei settori energetico, industriale e della difesa, l’arrivo di ricercatori statunitensi potrebbe contribuire notevolmente al rilancio qualitativo del sistema accademico europeo, a condizione che le istituzioni sappiano cogliere tempestivamente questa opportunità senza precedenti.