Vocabolario Treccani: cosa cambia
Un bel passo in avanti per la parità di genere: per la prima volta nella storia dei vocabolari della lingua italiana non viene privilegiato il genere maschile, ma viene registrato anche il femminile di nomi e aggettivi. L’ordine stabilità è quello alfabetico, perciò la forma femminile “carina” sarà inserita prima della forma maschile “carino”, per esempio. Ma non è finita qui. Verranno inserite anche le forme al femminile di lavori e professioni e abolite le spiegazioni che fanno riferimento a stereotipi del genere “la mamma cucina, il papà lavora”.
Vocabolario Treccani: la nuova edizione per la parità di genere
Si legge su La Repubblica: “Diretto dai linguisti Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, Il vocabolario Treccani è molto più che la versione aggiornata dell’opera pubblicata nel 2018: è lo specchio del mondo che cambia e il frutto della necessità di validare e dare dignità a una nuova visione della società, che passa inevitabilmente attraverso un nuovo e diverso utilizzo delle parole, promuovendo inclusività e parità di genere“. E così per la prima volta leggeremo notaia, chirurga, medica, soldata anche nel vocabolario italiano Treccani.
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Parità di genere: cosa succede per il doppio cognome
Rimanendo in tema vittorie per quanto riguarda la parità di genere ricordiamo che è stata recentemente pubblicata in Gazzetta ufficiale la sentenza della Corte costituzionale, scritta dalla giudice Emanuela Navarretta, che dichiara illegittime tutte le norme che impongono automaticamente il cognome paterno ai neonati. Ora è possibile dare il doppio cognome ai propri figli, nel dettaglio “il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due“. Purtroppo però molti italiani rispettano la “tradizione” e quindi in città come Torino solo una famiglia su mille usufruisce di questa importante novità. “I torinesi di solito sono più progressisti — ha dichiarato l’assessore alla Cura della Città, Protezione civile, Servizi civici e decentramento Francesco Tresso —. Il fatto che solo una coppia su mille abbia deciso di dare il cognome materno al proprio figlio dimostra che c’è ancora un tradizionalismo da vincere. Forse questa nuova possibilità sarà sfruttata in massa dalle nuove generazioni: dalle mamme e dai papà di domani. I giovani, sul cui progressismo ho meno dubbi, sapranno sfruttare sicuramente la portata storica di questa sentenza, inedita per il nostro Paese“.